Autore Topic: Winning Eleven 8  (Letto 2615 volte)

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Winning Eleven 8
« il: Dicembre 14, 2006, 11:47:59 am »
Ogni anno è certamente l'evento più atteso da tutti gli appassionati delle simulazioni sportive su console, è come se periodicamente il re tornasse a fare visita al suo popolo, carico di doni e buone nuove. Ancora una volta lo abbiamo aspettato con trepidante impazienza ed ora eccolo qui, fresco tra le nostre mani, pronto nuovamente a stupirci e a regalarci un altro inverno di sano divertimento.

Siamo arrivati quindi all'ottavo appuntamento con quello che tutti sappiamo essere il numero uno nel genere, una data importante, ma non priva di rischi e preoccupazioni: prima di tutto, anche se ancora di nicchia, ricordiamo l'avvento di Football Kinghdom, che nei mesi scorsi era diventato uno dei titoli più chiacchierati, e già denominato come l'anti Winning Eleven. In secondo luogo non dimentichiamo che Konami questa volta a voluto fare le cose alla grande, distribuendo ben un milione e mezzo di copie ai rivenditori, contro il milione di tutte le edizioni passate. Si tratta certamente di un segno di estrema fiducia e certezza nel successo del prodotto, che in questa sede interpretiamo come garanzia di qualità, ma non esente da rischi. Insomma le premesse ci sono tutte (e come non potevano...), ora vediamo di giudicare il lavoro che ha tenuto occupato il gruppo di sviluppo per quasi un intero anno!

Atto primo: stupore e confusione
La prima sensazione che si prova quando appare come per magia quel grosso "8" contornato di rosso che tanto abbiamo sognato, è certamente stupore: per la prima volta cambia la grafica e l'impostazione dei menù di scelta, per la prima volta le nostre dita si muovo disorientate nel mondo che ci era famigliare, un universo fatto di caratteri incomprensibili, che col tempo avevamo imparato a conoscere, grazie proprio al perdurare del medesimo layout. Al posto del classico menù di sinistra, troviamo quadrati posti al centro dello schermo, che riportano testi in inglese come "cup", "match", "option", "training"... cosa diavolo sono? Per anni ci siamo mossi alla cieca tra ideogrammi dei quali potevamo solo intuire il significato, e adesso ci ritroviamo addirittura con le voci principiali in inglese? Guardiamo tristemente quelle grosse icone e pensiamo ai poveri abitanti del Sol Levante, che per orientarsi sono costretti a leggere le descrizioni di ognuna di queste voci, riportate in giapponese nella parte bassa dello schermo!

Superato il trauma iniziale, bisogna ammettere che la nuova interfaccia risulta piuttosto comoda per gestire le tutte le modalità disponibili, che come accennato spaziano del match singolo alla coppa, fino ad arrivare alla classica master league e quindi al we shop, dove gestire la compravendita di giocatori. In generale ci si rende subito conto di avere per le mani una delle edizioni più ricche di novità, non tanto dal punto di vista del gameplay, quanto per contorni, animazioni, movenze e cura nei i dettagli. Facciamo però un po' di ordine e procediamo per gradi, cercando di spiegare con massima chiarezza quello che Konami ha deciso di cambiare o aggiungere, dividendo il tutto secondo delle categorie ben precise.

Atto secondo: gameplay
Come primo trattiamo l'aspetto giocabilità, che come c'era da aspettarsi non ha subito grandi stravolgimenti, presentando la medesima struttura vista nel capitolo precedente, in parte limata e arricchita: in particolare sembra venga portata avanti la filosofia già accennata in Winning Eleven 7 International, dove il binomio giocatore/palla tende a slegarsi sempre di più, enfatizzando i rimpalli e la maggior casualità nella direzione del pallone dopo gli scontri. Spariscono quasi completamente quelle che nel gergo comune erano state definite "rotaie", ovvero la difficoltà di impartire al giocatore la direzione voluta in ogni momento; di conseguenza la risposta ai comandi è certamente più immediata, con la garanzia di poter decidere all'ultimo momento la direzione di un passaggio, o colpire il pallone con la punta del piede, anticipando gli avversari. In questo senso risulta preziosa l'introduzione del passaggio al volo, che permette di redirigere verso il compagno più vicino, una palla che ci arriva a mezz’aria. L'azione quindi trova rinnovata continuità e velocità, tuttavia spezzata da una maggior sensibilità al fallo, caratteristica che talvolta causa la caduta (con addirittura infortunio) per una semplice spallata. La fisica del pallone non sembra essere stata in maniera profonda, tuttavia troviamo rimarcata la differenza tra i rimbalzi su terreno asciutto e bagnato, e introdotti diversi comportamenti a seconda della tipologia di terreno sul quale stiamo giocando. Si tratta di aspetti abbastanza difficili da notare, e che non influenzano più di tanto sul gameplay, ma che fanno capire come gli sviluppatori stiano sempre più puntando a gestire sfumature del realismo, fino ad oggi nemmeno prese in considerazione.

Per quanto riguarda i dribbling troviamo il parco movenze che tutti ben conosciamo, quindi la finta laterale, il doppio passo, la finta di tiro, una veronica più efficacie e il pallonetto dietro le spalle, che permette di scavalcare un avversario sfruttando l'effetto a sorpresa. Leggermente modificato lo scatto con allungo del pallone (R1 + R2 mentre si corre in diagonale), ora la palla viene spinta in avanti con più forza, e garantisce un movimento rapido e il facile superamento di un difensore non troppo veloce. Nelle rimesse laterali è stata eliminata completamente la possibilità di muovere il giocatore al quale si intende passare la palla, scelta a nostro avviso tanto infausta quanto inspiegabile. Le punizioni possono essere battute, quando il regolamento lo concede, sia di prima che di seconda, scegliendo l'una o l'altra semplicemente premendo il tasto select: un'icona in alto a destra segnala quando questa opzione e consentita, permettendo il tiro diretto in porta o lo stesso solo previo tocco di un compagno. Migliorata anche interpretazione della regola del vantaggio, segnalata come sempre dall'icona gialla che appare in alto a sinistra e non più soggetta a quei fastidiosi errori arbitrali. Permane una quasi perfetta interpretazione delle scorrettezze, con i falli da dietro sistematicamente puniti dal cartellino rosso e forse una troppa rigidità sugli scontri meno violenti, talvolta puniti addirittura con il rigore...

Come promesso durante le numerose notizie che hanno anticipato l'uscita del gioco, troviamo l'arbitro in campo, puntualmente vestito con i classici completi per distinguersi dai giocatori, e capace di seguire l'azione in ogni suo risvolto. Non si tratta solo di una figura che vaga per il campo, ma di un elemento attivo, che interviene in tempo reale nella situazioni, fischiando, alzando le braccia in caso di applicazione della regola del vantaggio, indicando la direzione nella quale deve essere battuto in fallo e avvicinandosi ad un giocatore per "parlargli" quando questo ha commesso una qualche scorrettezza. Purtroppo, nonostante la promessa di Konami, i guardalinee non sono fisicamente presenti sul terreno di gioco, ma fanno la loro comparsa solo durante le animazioni che intervallano le azioni, peccato.

Atto terzo: grafica e animazioni
Esplicitate le aggiunte e le modifiche effettuate alla giocabilità, vediamo le novità presenti nel comparto visivo. Importante segnalare fin da subito un generale miglioramento nelle forme sia dei giocatori che negli elementi del campo, decisamente composti da un maggior numero di poligoni, e ben caratterizzati nei dettagli. In particolare i giocatori appaiono curatissimi, sia nella qualità delle texture che nelle espressioni del volto; la somiglianza con la loro controparte in carne ed ossa è davvero impressionante, peccato per alcune animazioni che, sopratutto se riprese da vicino, sembrano quasi robotiche, sopratutto nel movimento delle braccia e nella rigidità del collo. La qualità generale è nettamente migliorata, ma quello che va apprezzato è il notevole incremento nella varietà di movenze proposte: oltre ai soliti intermezzi animati, certamente rifiniti e dotati di nuove situazioni di felicità, delusione, rabbia e via dicendo, troviamo la piacevole introduzione di tutta una serie di gesti in tempo reale. Non di rado quindi vedremo un giocatore rialzarsi dopo aver subito un fallo e protestare verso l'arbitro fino talvolta a mandarlo a quel paese, portieri inginocchiarsi a testa bassa per aver peccato di distrazione o giocatori estranei all'azione, protestare per un fuorigioco, un presunto tocco di mano o un rigore che non c'era. Il grado di realismo quindi, già notevolmente migliorato nella versione International, trova in Winning Eleven 8 la vera giustizia, grazie ad una cura nei particolari di contorno che fino ad oggi erano stati trascurati.

Insistiamo su questo fattore perchè rappresenta la vera rivoluzione introdotta dall'ultimo capitolo della serie; sono state inserite animazioni per il cambio del giocatore, così da poter vedere i due che si danno il cinque a bordo campo; il calcio d'angolo è preceduto dal posizionamento del pallone sul terreno e la rimessa da fondo è accompagnata da una telecamera che si abbassa lentamente e permette di avere un'ampia visuale del campo. Bellissimo anche l'arrivo della barella in campo, che raccoglie il giocatore portandolo all'esterno del perimetro di gioco; in questo caso se l'infortunio non è grave vedremo, dopo qualche istante, il calciatore tornare in campo precedentemente segnalato dall'apparire di un'icona arancio in alto a destra. Nel caso in cui questo non sia in grado di riprendere la partita, sarà possibile sostituirlo direttamente dal menù di gioco, dove è gestibile ogni tipo di cambio, senza però poter consultare le caratteristiche di ogni singolo calciatore, ma semplicemente spostare il suo nome dal pannello di OUT a quello di IN. L'introdurre di alcune voci di menù che permettono delle scelte rapide, si espande anche ad una che riassume alcune delle sequenze di tasti più comuni come il passaggio, il tiro o semplici dribbling; si tratta di una sorta di mini tutorial, consultabile in ogni momento durante la partita, che aiuta nei primi passi chi non è pratico con l'ormai consolidato utilizzo del joypad. Per finire vanno segnalate le azioni in fuori gioco che terminano con un gol, in questo caso la telecamera resta fissa sull'azione dando veramente l'impressione di una rete regolare; solo in seguito ci si accorge che il giocatore si volta verso l'arbitro e mettendosi le mani nei capelli (o sul volto) si dispera per l'annullamento, dando il via all'animazione vera e propria, davvero ben realizzato!

Non è tutto oro quello che luccica però, perchè sono presenti aspetti che non convincono pienamente e scelte che causano problemi non indifferenti: potremmo discutere sul quell’orrendo effetto riflesso che si nota sulla testa di ogni giocatore, un rispecchiare il sole o le luci dello stadio, talmente forte, da sembrare quasi una ciocca di capelli albini. Potremmo anche discutere su una realizzazione del pubblico veramente pessima, una fascia di corpi bidimensionali spalmata sugli spati, caratterizzata da texture di bassissima qualità che si notano in particolare sulle inquadrature ai guardalinee. Tuttavia si tratta di problemi marginali eclissati da un aspetto che mai avremmo voluto vedere in Winning Eleven: la scattosità! Sembra paradossale dirlo ed è con l'amaro in bocca che ve lo comunichiamo, ma in diverse situazioni di gioco si notano fortissimi rallentamenti, sopratutto nelle mischie in area, ai calci d'angolo ed in generale quando la telecamera riprende porzioni di campo particolarmente ricche di poligoni, come per esempio la nuova inquadratura della rimessa dal fondo. Quello che si nota chiaramente è che la grande qualità grafica alla quale gli sviluppatori hanno voluto puntare, non viene a gratis, e si paga con un frame rate che non riesce a stabilizzarsi sempre su livelli alti. Purtroppo risulta evidente come PlayStation 2 non riesca a gestire qualità e fluidità di così grande spessore, o quantomeno sembrerebbe che il motore grafico non sia stato perfettamente ottimizzato. Si spiega allora la presenza di un pubblico realizzato con texture di scarsa fattura, diventa chiaro come tutto il gioco viaggi su una linea abbastanza instabile, tanto che i rallentamenti sono più o meno marcati anche a seconda dello stadio, e quindi di una differenza di poligoni in gioco, davvero esiguo.

Se poi facciamo ancora più attenzione ai particolari, si nota chiaramente come le ombre gestite in tempo siano meno delineate rispetto a quelle del capitolo precedente o addirittura, in alcune situazioni, rappresentate semplicemente da una chiazza scura sotto i piedi del giocatore. Viene da pensare che tutto ha un prezzo, che la meraviglia nel vedere i vestiti che si sporcano in diversi punti sia grande, ma si paga in termini di fluidità e che il dondolio della telecamera nelle inquadrature da vicino simuli veramente le riprese reali, ma non è certamente quello che il giocatore di Winning chiede! Tutto è stato abbellito esteticamente, il numero di squadre (se si conta anche quelle nascoste) è salito da 64 a 138 con le licenze ufficiali per il campionato italiano, spagnolo e olandese, la master league è giocabile fin dall'inizio con un team formato da calciatori realmente esistenti e la sezione training presenta un tutorial ricchissimo, dove viene mostrata l'azione o il dribbling da imparare, con tanto di freccine esplicative tipo moviola. Un Winning vestito di nuovo, diremmo quasi occidentalizzato per accondiscendere ai canoni che il mondo videoludico oggi impone, una modernizzazione non indifferente, che devia in parte dalla rotta che il titolo ha sempre voluto percorrere.

Atto quarto: il verdetto
Cosa ci aspettavamo e cosa abbiamo avuto da Winning Eleven 8? Tutte le promesse sono state mantenute, la giocabilità rifinita, la grafica nettamente migliorata e le animazioni incrementate e ritoccate per un maggior realismo. Tutto come da copione, ma con un problema di rallentamenti abbastanza fastidioso che non può non farci riflettere su come anche la più pura delle simulazioni calcistiche forse si stia facendo coinvolgere dalla grande macchina dei soldi. Non serve essere dei geni per capirlo: Konami lancia sul mercato un numero di copie nettamente superiore ai capitoli precedenti, licenze ufficiali, e un lavoro molto arricchito nel comparto grafico, tanto migliorato da mettere a repentaglio la fluidità stessa! Chiamatela paranoia da settimana di ferragosto passata davanti al monitor del computer, ma a noi questa operazione suona di tentativo di guadagnare l'attenzione di quella fetta di mercato che ha sempre scelto altri prodotti (leggi FIFA) per tutto quello che ora Winning Eleven cerca di dare. Non si tratta di un aspetto completamente negativo, non possiamo che essere felici di tutte le novità proposte, ma resta una punta di amaro, un dubbio che interpretiamo in maniera maligna e che in parte fa temere per il futuro della serie.

Ma non fatevi troppo coinvolgere dai nostri pensieri preoccupati, l'ottavo capitolo è sicuramente un capolavoro di giocabilità e garantisce tantissime ore di divertimento con gli amici, quindi va premiato per il semplice fatto che ci regalerà un inverno di divertimento assoluto. Non temete quindi, il re è ancora tra noi, ma la sua rinnovata smania di potere potrebbe dargli alla testa...

PlaystationLife.it

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