Autore Topic: Tenchu: Fatal Shadows  (Letto 3491 volte)

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Tenchu: Fatal Shadows
« il: Dicembre 16, 2006, 02:47:23 pm »
Ombre Fatali
Tenchu: Fatal Shadows è la storia di due fanciulle che combattono mosse da nobili propositi.
Rin proviene da un piccolo villagio collocato ai confini del regno di Hagakure; da quando la sua casa venne distrutta, giurò di vendicare le vittime e le persone da lei amate agli ordini di "Lady Razor" Ogin.
E poi c'è Ayame, ripresa dagli episodi precedenti, iniziata nel Clan di Azuma alla solamente età di 14 anni, e per questo considerata un prodigio. In lei si ravvisa l'ansia per la pace e per la gioia della pricipessa Kiku, il cui sorriso sembra essersi smarrito.
Motivate da intenti diversi le due eroine si incontreranno spesso nel loro percorso e spesso si troveranno l'una contro l'altra. La storia risulta molto avvincente, scandita da bellissimi filmati che accompagnano il giocatore in un'avventura ricca di colpi di scena.

Il peso degli anni
Se con Tenchu: Wrath of Heaven si poteva parlare di un gameplay buono e collaudato, ora non si può che parlare che di meccanica di gioco logora e datata. I meccanismi di un franchise che realizza ad ogni appuntamento sottilissimi e impalpabili aggiornamenti, cominciano ad incepparsi, attirando su di sé gli strali dei giocatori e dei fan più incalliti.
All’inizio di ogni missione decideremo quali oggetti portare con noi, razionalizzando le scelte a seconda del numero massimo di utensili trasportabili. La buona riuscita di ogni missione dipenderà in gran parte dall’abilità dell’utente di calibrare azioni stealth ad altre prettamente action, in maniera tale da far fronte ad una difficoltà leggermente sopra la media, nonostante si ravvisi la presenza all’inizio dello story mode della canonica tripartizione del livello di difficoltà (facile, normale, difficile).
Sovente la soluzione stealth si rivelerà la più vincente e gradita; questa risulta essere infatti la parte più curata nell’ambito del gameplay.
In basso a destra troviamo un indicatore dello stato di allerta; questo cambierà con simboli, scrupolosamente illustrati nella modalità tirocinante prevista prima dell’inizio dell’avventura, che ci attesteranno quando e quanto rientreremo nel campo uditivo e visivo dei nostri avversari: il passaggio da una condizione di allerta ad una di normalità è ben modulata, lo stacco non è netto e ciò ci permette di valutare al meglio la nostra posizione e le strade più vantaggiose da intraprendere.
L’intelligenza dei nemici è rimasta per lo più immutata: ogni nemico agisce singolarmente con movimenti prevedibili e reiterati, il che li rende estremamente vulnerabili nell’uno contro uno e anche quando verremo scoperti e attaccati, basterà rifugiarsi in zone fuori dalla lora portata, aspettare un pò, e la situazione tornerà normale.
Insieme alle scorie mutuate dai capitoli precedenti, questo nuovo episodio della saga riprende anche tutti gli elementi degni di lode. Primo fra tutti una buona libertà d'azione che riesce ad assecondare in modo pregevole la nostra volontà per quel che concerne lo spostamento. Il rampino ci aiuterà a raggiungere tetti, pensiline, recinzioni e dall'alto potremo scegliere adeguatamente il tragitto da percorrere. Il campionario di mosse si presenta povero, potenziabile in piccola misura effettuando assassini silenziosi (caratterizzati da diverse cut-scene che ripropongono uccissioni diverse e spettacolari), in quanto le vittime lasceranno cadere, al loro tracollo, documenti che raccolti in buon numero ci sveleranno nuove abilità.

Tecnicamente retrò
Aliasing lapalissiano, texture slavate, modelli poligonali solo discreti, mappature sfarfallanti danno la misura di un comparto tecnico fuori luogo e fuori tempo. Il personaggio si muove in maniera fluida quando si tratta di percorrere tratti rettilinei, ma nel momento in cui volessimo azzardare cambi di direzione, notiamo una certa legnosità dei movimenti che rendono le belle fanciulle goffe e innaturali. Le cut-scene sono encomiabili sotto il profilo della regia, dialoghi ottimamente recitati, con sequenze di taglio cinematografico che non offrono motivi di biasimo, anzi. Ogni filmato può essere rivisto nella sezione Encyclopedia assieme ad altro materiale aggiuntivo.
Il prodotto garantisce una buona esperienza sonora sulla scorta di musiche di grande effetto, vecchi stornelli e grande uso di strumenti a corda che ricreano nel salotto di casa la suggestiva atmosfera di antiche avventure asiatiche, il tutto supportato da sistema Dolby Pro Logic II.
Da rilevare in ultima analisi alcuni piacevoli particolari, figli di un design tutto orientale: petali di fiori di pesco e citazioni funebri al fallimento di una missione, fasci di luce provenienti dalle andon giapponesi (le caratteristiche lampade in legno e carta di riso) che tagliano l'oscurità, fiori che escono dalla canna utilizzata nell'immersione, filmati con voce narrante e melanconica mentre sullo schermo appaiono pitture risalenti al giappone medievale.

Bicchiere mezzo vuoto
Tenchu: Fatal Shadows è un altro titolo che cade nella spirale del manierismo e nella fredda rivisitazione. Un prodotto sordo alle grida di un’utenza sempre più alla ricerca di nuove esperienze di gioco. Rimane il giudizio su una versione non definitiva, ma è inutile illudersi su un gioco che ha ben poco da dire nel panorama del home entertainment odierno. Da salvare un impianto di storyline ben studiato con protagoniste sapientemente personalizzate in risposta alle lore esperienze e ambientazioni molto suggestive dalle ridondanze gustosamente nipponiche.

Di Mega Auron

PlaystationLife.it

Tenchu: Fatal Shadows
« il: Dicembre 16, 2006, 02:47:23 pm »